Inquadramento generale del periodo.
L’attuale situazione socio-economica mondiale vede il permanere ancora della pandemia da Coronavirus che stenta a cessare a distanza di quasi due anni e le cui conseguenze socio-economiche si stanno ancora ripercuotendo sull’infrastruttura produttiva nazionale e di riflesso su tutta la popolazione italiana.
La tanto attesa campagna vaccinale ha iniziato a produrre i primi risultati nonostante ci sia una gran parte della popolazione che ancora vi si oppone, comportando un rallentamento della tanto sospirata immunità di gregge. Per questo motivo, al fine di evitare ulteriori lock down, che potrebbero segnare definitivamente il tracollo dell’economia, il nostro Governo ha introdotto misure indirette di prevenzione attraverso l’obbligo del green pass per la maggior parte della popolazione lavorativa attiva. Allo stesso tempo, i risultati incoraggianti della vaccinazione stanno infondendo nei più un nuovo fermento positivo di ripartenza in tutti i settori che si riflettono nelle previsioni di crescita del PIL del corrente anno, intorno al 5.1% e del 2022, tendenzialmente in linea. La parola chiave ora diventa “ripartire” ma per farlo è necessario creare un percorso virtuoso di crescita che si poggia su due pilastri importanti: sicurezza e competenza.
Il mercato del lavoro nella regione Calabria: un quadro d’insieme.
Secondo i dati dell’osservatorio marzo 2021, la struttura del mercato del lavoro della Regione Calabria ha subito una evidente flessione durante il periodo pandemico, nonostante la già non brillante situazione occupazionale che da sempre caratterizza la nostra regione.
(Dati: Dipartimento Lavoro, Sviluppo economico, attività produttive e turismo della Regione Calabria).
Dall’analisi degli indici si evidenziano valori negativi importanti che ci fanno capire l’effetto dirompente che la pandemia ha avuto in un mercato del lavoro già fortemente provato da anni di crisi economica e da un cronico processo di abbandono verso mercati del lavoro più fiorenti.
DATI A MARZO 2021 VALORE ASSOLUTO DIFFERENZA CON DATI AL 31/12/2019
OCCUPATI 531.220 -19.302
DISOCCUPATI 146.087 -286
INATTIVI 577.798 -8.915
FORZE LAVORO POT. 117.085 -12.387
Analizzando l’evoluzione di tali numeri, si rileva un andamento altalenante degli indicatori in funzione dell’evoluzione della crisi sanitaria. Infatti, l’occupazione registra una perdita fino a fine marzo 2020 per poi risalire intorno a fine di settembre, effetto dell’uscita dal lock down di 90 giorni che ha caratterizzato la prima fase della pandemia. Anche la disoccupazione rileva un andamento similare diminuendo all’inizio dell’estate per poi riprendere un andamento crescente verso fine anno. La pandemia, quindi, ha avuto un effetto di scoraggiamento sul mercato del lavoro che ha risentito delle misure restrittive prese per contenere il contagio. Tale effetto si ripercuote anche sulla produttività delle imprese e sull’organizzazione stessa del lavoro in ciascuna di esse. La pandemia o meglio gli effetti socio-economici che ne sono derivati hanno messo in luce tante criticità del substrato culturale della forza lavoro, soprattutto in una regione, come quella Calabrese, in cui il livello di sviluppo delle imprese è primordiale e legato a canoni antichi. In particolare, si è messo a nudo una infrastruttura del lavoro priva di sviluppo tecnologico a causa di una non conoscenza delle tecnologie informatiche che stanno permettendo le interazioni tra imprese, organizzazioni e persone.
La Formazione, in questo contesto, diventa fondamentale, al fine di ripristinare una tendenza di crescita della produttività del nostro Paese, che secondo quanto riportato nel Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR) ha necessità di colmare il divario educativo-tecnologico che è tra le principali cause della bassa crescita dell’economia italiana. Infatti, il primo lock down ha mostrato la fragilità dell’infrastruttura tecnologica del nostro Paese, caratterizzato da un basso livello di diffusione della digitalizzazione e delle conoscenze informatiche di base, capaci di consentire il corretto utilizzo dei dispositivi e la continuazione dell’attività lavorativa anche con modalità agili o di smart working. Per questo motivo la formazione delle risorse umane diventa un aspetto di fondamentale importanza al fine di convergere verso un livello di competenze e di conoscenze in linea con gli standard europei più virtuosi, capace di consentire al nostro Paese di raggiungere il traguardo di una crescita intelligente, sostenibile e inclusiva. Tali principi sono ben delineati anche nell’AGENDA 2030, promossa dall’ONU, la quale auspica un apprendimento permanente delle competenze al fine di ottenere livelli di occupazione sempre più stabile, prerogativa per un livello di progresso economico capace di raggiungere i risultati della crescita duratura e della piena occupazione.
La pandemia da causa di depressione del mercato del lavoro può diventare lo sprono per poter riorganizzare la struttura del lavoro attraverso delle attività formative mirate a riqualificare i lavoratori delle aziende e, soprattutto, a migliorare la cultura lavorative delle stesse. Per poterlo fare è importante puntare anche su attività formative capaci di trasmettere ai lavoratori il corretto utilizzo delle tecnologie informatiche capaci di non permettere l’isolamento forzato che la pandemia ha prodotto al fine di ridurre il rischio di contagio. Anche il modo di lavorare necessariamente dovrà modificarsi fino a che questa battaglia contro tale male sia vinta. Lavoro in Smart working piuttosto che webinar o video call sono diffuse e lo saranno sempre di più per consentire la continuità del lavoro, delle interazioni e dell’accrescimento professionale.
Dal quadro delineato le figure lavorative che saranno ricercate d’ora in poi sono quelle con spiccate capacità di elaborazione dei dati e dotate di buona conoscenza delle tecnologie informatiche, capaci di poter continuare a lavorare anche in situazioni di smart working.
In tale contesto diventa fondamentale sviluppare le competenze delle risorse umane delle aziende nelle aree delle lingue straniere, della gestione aziendale, della qualità, dell’informatica, delle abilità personali e questo al fine di raggiungere alcuni degli obiettivi già delineati dall’Agenda 2030 relativi al sostenere la competitività delle imprese, aumentare l’inclusione di lavoratori e lavoratrici più a rischio di esclusione, cercare di inquadrare gli inoccupati e disoccupati su percorsi di formazione di qualificazione e riqualificazione professionale.
Su queste premesse dall’analisi del territorio è emersa la necessità di puntare a:
- Diffondere la cultura della sicurezza nei luoghi di lavoro per ridurre il rischio di infortuni nei luoghi di lavoro;
- Dare impulso alla ripresa competitiva delle imprese;
- Rafforzare le competenze e il know how del capitale umano delle imprese;
- Qualificare o riqualificare le risorse che non hanno avuto ancora accesso al mercato del lavoro o che ne sono temporaneamente fuori.